Collaboration with Alexander Robotnick (Florence, 1950) a pioneer of Italian electronic dance music. Robottin first started as studio collaboration that was released on Hot Elephant Music and then developed into a live project, presented at the 2018 Venice Biennale Musica.
Robottin/Parade release
Biennale Musica

RECENSIONE di Damir Ivic su Soundwall, 2018: “Il coraggio avuto quest’anno dal direttore artistico Ivan Fedele non tanto nella scelta di aprire la Biennale con Frank Zappa […] quanto in quella di chiuderla con qualcosa di cui si è parlato molto di meno: affidare l’ultimo “concerto” (virgolette d’obbligo) a due musicisti al cento per cento “da club” come Alexander Robotnick e Bottin. Giocando sulla crasi dei due cognomi, i due hanno dato vita al progetto Robòttin, che poi non è altro che un alternarsi dei due in console, un po’ live un po’ dj set, un po’ interagendo un po’ dividendosi gli spazi. Bene: è stata una delle esperienza più intense e sorprendenti a livello di club culture che abbiamo visssuto negli ultimi anni. Perché c’erano mani di persone con le mani in aria? No: eravamo un duecento, di cui almeno la metà (ma forse di più) in un club non ci ha mai messo piede o non lo fa dai tempi ruggenti di De Michelis. […] Eravamo in un posto di incredibile fascino (il Teatro alle Tese, nel Bacino dell’Arsenale), spazi amplissimi e nessuna predisposizione da club, da “abbraccio” alla console ed aizzamento al ballo. Eppure, anche e soprattutto per merito dell’eccezionale e calibratissimo lavoro di Robotnick e Bottin, con la loro “italo” rimodernata e superiore, abbiamo un visto un posto trasformarsi da freddo contenitore di un uditorio a luogo dove scorreva la vera ricchezza della club culture – quel piano piano sciogliersi, lasciarsi andare, farsi trasportare dal ritmo e della musica elettronica, entrare in un’altra dimensione lasciando perdere le forme standard di fruizione della musica. Farlo con ventenni “agitati” che non aspettano altro è un conto, farlo con chi esula completamente da questa intersezione socio-demografica è maledettamente più difficile. Ma se ci riesci, capisci quanto il clubbing possa essere un linguaggio universale”.